Type:
Journal
Description:
Ad una settimana di distanza dagli attentati di Parigi del 13 novembre 2015 il Consiglio di sicurezza ha adottato all’unanimità, il 20 novembre 2015, la risoluzione n. 2249 (2015). Dopo aver condannato nel preambolo i suddetti attentati, ed altri rivendicati dall’ISIS, e aver qualificato quest’ultimo come ‘unprecedented threat to international peace and security’, nel paragrafo 5 il Consiglio ha invitato gli Stati che ne hanno le capacità ad adottare tutte le misure necessarie per contrastare l’ISIS nei territori da esso controllati in Iraq e in Siria,‘in compliance with international law’1.La risoluzione, come vedremo, è stata da subito oggetto di un acceso dibattito in dottrina nel cui ambito sono state sostenute le più diverse e persino contrapposte opinioni, tra coloro secondo i quali si tratterebbe di una risoluzione dal contenuto ambiguo e persino rischioso, a coloro i quali ne hanno invece sottolineato, con un certo favore, il carattere innovativo nell’ambito del sistema di sicurezza collettiva delle Nazioni Unite, ponendo l’accento sulla capacità del Consiglio di gestire nuove e gravi minacce alla pace e alla sicurezza internazionale. Come si cercherà di dimostrare, a nostro avviso la risoluzione n. 2249 (2015) si limita a raccomandare agli Stati misure già lecite in base al diritto internazionale anche relativamente all’uso della forza. Riteniamo tuttavia che la legittimità di tali misure si giustifichi sulla base di norme diverse da quelle sinora invocate dagli Stati intervenienti in merito all’uso della forza contro l’ISIS (già da essi intrapreso
Publisher:
Publication date:
1 Jan 2016
Biblio References:
Volume: 10 Pages: 137-156
Origin:
Diritti umani e diritto internazionale